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by 내가 꿈꾸는 그곳 Jun 02. 2022

바람 불어 너무 좋은 아드리아해

-전설의 바다 아드리아해의 해돋이


전설의 바다 아드리아해의 해돋이..!!


   서기 2022년 6월 초하루 저녁나절(현지시각). 우리가 살고 있는 이탈리아 남부 뿔리아 주 바를레타서 노트북을 열고 대한민국발 늬우스를 열어보고 있다. 이틀 전에 시작된 지방선거의 결과가 늦게까지 진행되면서 경기도 지사(민주당 김동연 후보)의 역전극이 펼쳐지고 있었다. 그리고 근소한 차이로 당선이 되면서 지지자들을 감동케 하고 있었다. 이에 앞서 인천 계양을 시민들은 대한민국의 역사에 큰 획을 그을 이재명 후보를 당선시킴으로써, 대한민국의 민주주의 역사를 새로 써 나갈 발판을 마련했다.



세상은 늘 이런 식이다. 천지가 무너질 것 같은 개벽의 현장에서도 하늘님은 작은 문 하나를 마련해 놓고 기다리신다고 한다. 아직 대한민국은 소돔과 고모라성처럼 불의 심판을 받을 때가 멀었다는 뜻일까.. 의인 1인이라도 그 나라를 지키면 당신은 끝까지 특정 나라의 심판을 유예하고 있는 것이다. 이럴 때 사람들의 바람(心)은 바람(風)으로 결정된다고 한다.



금방이라도 풍랑을 만나 뒤집힐 것 같은 바람이 잠잠해지면서 의인 한 분을 일으켜 세운 나라.. 늦은 시각까지 대역전극을 지켜보고 있다가 다시 브런치를 여니 어느덧 자정이 지났다. 그리고 내 앞에 작은 숙제(?)가 남아있었다. 사흘 전에 만난 전설의 바다 아드리아해의 해돋이 풍경이다.



이날 바람이 많이 불었다. 우기 때 같았으면 추위를 느꼈을 것이다. 그러나 바람은 얼마나 시원했는지 모른다. 뿐만 아니라 바람은 아드리아해 상공에 커다란 띠를 두르고 나타나 아침운동에 나선 우리를 기분 좋게 만드는 것이다. 그 장면을 카메라에 담았으며 두 편으로 나누었다.



상편에는 해돋이가 시작되기 전의 풍경이며, 하편은 해돋이가 시작된 풍경과 더불어 바람 불어 너무 좋은 아드리아해의 영상을 담을 예정이다. 아울러 본문에는 그동안 미루어 두었던 아드리아해(Mare Adriatico) 관련 위키피디아 자료를 이탈리아어 원문으로 실어두었다. 그냥 참고만 하시기 바란다. 바람 불어 너무 좋은 아드리아해의 현장으로 가 본다.



바람 불어 너무 좋은 아드리아해




해돋이가 시작되기 전 우리가 살고 있는 바를레타의 바닷가에서 바라본 아드리아해의 아름다운 모습..



저 멀리 우측으로 바를레타 항구의 불빛이 반짝이는 기운데 하늘이 점점 더 발그레해지고 있다.



Mare Adriatico


Il Mare Adriatico è il braccio del mar Mediterraneo orientale situata tra la penisola italiana e la penisola balcanica; suddiviso in Alto Adriatico, Medio Adriatico e Basso Adriatico, bagna sei Paesi: Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Albania, confinando a sud-est con il Mar Ionio.


전설의 바다 아드리아해는 이탈리아 반도와 발칸반도 사이에 위치해 있으며, 지중해 동부의 팔이라 부른다. 이탈리아와 슬로베니아, 크로아티아, 보스니아, 헤르체고비나 등 6개국에 걸쳐 있다.



La Storia della Etimologia


La maggioranza degli storici concorda che il nome Adriatico derivi dalla città di Adria, già veneta ed etrusca, quindi colonia siracusana, che per i greci era considerata l'estremità settentrionale dell'Adriatico, il cui nome verrebbe così a significare "mare che termina ad Adria". Adria era allora terminale di importanti vie carovaniere che scendevano dal Baltico, attraverso il Brennero, e dal Mar Nero attraverso il Danubio e la Drava, mettendo in comunicazione commerciale l'area



mediterranea con tali regioni e permettendo gli scambi di ambra, stagno e argento. Un canale artificiale (la Filistina) collegava già allora Adria con la laguna di Venezia e da lì permetteva di risalire tramite protetta navigazione endo-lagunare fino alle risorgive del Timavo (caput Adriae)



I Greci diedero quindi il nome di Adrias Kolpos (golfo di Adria) inizialmente alla parte settentrionale del mare (dalla foce del fiume Po al golfo del Quarnaro), poi gradualmente il nome venne esteso per tutta la sua lunghezza, dal caput Adriae fino al canale d'Otranto. Quando i Romani conquistarono il Nord Italia alla fine del III secolo a.C., il nome si era già consolidato.



Lo storico longobardo Paolo Diacono riporta tuttavia che il nome del mare Adriatico derivi da quello della città abruzzese di Atri (anticamente Hadria e poi Hatria), che per i Romani era punto di arrivo di uno dei principali itinerari tra Roma e l'Adriatico.



Altre fonti testimoniano invece un’origine siculo-illirica e così anche il nome di persona che ne è derivato, Adriano: entrambi i nomi hanno la comune origine dal Dio Adranòs, in lingua sicula Hatranus.

Secondo Varrone (116-27 a.C.), la parola Adria deriverebbe dall'etrusco atrium, giorno/luce/est, ad indicare la posizione ad oriente del mare e della città di Adria, abitata dagli Atriates Tusci (etruschi orientali - civiltà post-villanoviana con centro a Felsina), rispetto all'Etruria.



Il nome del mare Adriatico conserva la stessa radice etimologica in tutte le lingue dei popoli che vi si affacciano: Jadransko morje in sloveno Jadransko more/Јадранско море in croato, bosniaco e montenegrino (secondo alcuni tale parola farebbe invece riferimento al nome latino della città di Zara, Iadera, ma ciò non è possibile secondo l'evoluzione fonologica) e Deti Adriatik in albanese.



I Micenei in Adriatico


I primi navigatori a frequentare l'Adriatico furono i Micenei. Questa antica frequentazione è testimoniata dai ritrovamenti di reperti micenei, che in questo mare sono tipici solo di un numero limitato di siti, elencati di seguito


Sulla costa adriatica italiana:

-nella zona del Delta del Po: a Frattesina, sul Po di Adria, un antico ramo deltizio del Po, a Legnago, lungo il tratto finale del fiume Adige, e a Torcello, nella laguna veneta;

-nelle Marche: ad Ancona, a Treazzano di Monsanpolo, presso la foce del fiume Tronto, e a Cisterna di Tolentino;

-in Puglia: nella Grotta di Manacore e a Coppa Nevigata (nei pressi di Siponto), sul Gargano, a Roca Vecchia (si può ricordare anche una località pugliese sullo Ionio: lo Scoglio del Tonno, nei pressi di Taranto);

-sulla costa dalmata: a Capo San Niccolò e nell'isola di Brazza;

nelle isole di Pelagosa.



Questi ritrovamenti testimoniano i percorsi delle antiche rotte adriatiche micenee.

Esiste una singolare sovrapposizione tra il ritrovamento di frammenti micenei ed il culto adriatico di Diomede; esso è testimoniato infatti:


-nella Venezia Giulia alle foci del Timavo e a Pola;

-nella zona del Delta del Po ad Adria e a Spina;

-nelle Marche ad Ancona;

-nelle Isole Tremiti e nelle Isole di Pelagosa (i due arcipelaghi erano chiamati nel loro complesso Insulae Diomedeae);

-in diverse città della Puglia: a Siponto, San Severo, Arpi, Canosa, Andria, Brindisi;

-nei territori circostanti la Puglia: a Vasto, Venafro, Ariano Irpino, Benevento, Venosa;

-in Dalmazia a Capo San Niccolò, chiamato in antichità promuntorium Diomedis.



Come si può notare effettuando un confronto tra i siti dei ritrovamenti micenei e i luoghi di culto di Diomede, essi a volte coincidono; questa coincidenza non è certo casuale, ma mostra che tale culto è stato diffuso proprio dai navigatori provenienti dalla Grecia, in un'epoca di poco più tarda rispetto alla Guerra di Troia, ossia intorno al XIII secolo a.C., al tempo della diaspora micenea (tardo elladico).



Il culto di Diomede potrebbe poi essere stato rivitalizzato in occasione della politica adriatica del tiranno siracusano Dionisio il grande. Nel IV secolo a.C. infatti, egli valorizzò l'antico culto greco dell'eroe argivo per giustificare culturalmente la propria azione colonizzatrice di fronte alle popolazioni autoctone dell'Adriatico. Lo stesso fenomeno si è verificato in tutte le aree adriatiche interessate dalla politica di Dionisio il grande di Siracusa e di suo figlio.



Rotte greche in Adriatico


I Greci, come tutti i popoli antichi, praticavano la navigazione di cabotaggio ed affrontavano il mare aperto solo quando non era possibile altrimenti, scegliendo in questo caso le rotte più brevi. Le rotte di cabotaggio erano stabilite in base alla necessità di potersi riparare, durante la notte o in caso di burrasca, in porti o insenature naturali localizzate a circa un giorno di navigazione l'una dall'altra.



Gli studi meno recenti ipotizzavano che i Greci percorressero un'unica rotta per risalire l'Adriatico: quella orientale, che permetteva di navigare lungo coste ricche di ripari naturali per le proprie navi. Tale rotta seguiva quindi le coste dalmate sino alla moderna città di Zara, per poi proseguire verso nord oppure attraversare il mare puntando verso il promontorio del Cònero e dirigersi infine verso l'Adriatico settentrionale. Gli studi più recenti ipotizzano anche una rotta di risalita dell'Adriatico lungo la costa occidentale, quella italiana, utilizzata principalmente dai navigatori provenienti dalla Magna Grecia diretti verso gli scali padani. Questa rotta occidentale fu probabilmente seguita anche dai navigatori rodii nel IX ed VIII secolo a.C., prima dell'apertura di quella orientale. Data la mancanza di porti naturali, come ripari occasionali erano utilizzate le foci dei fiumi, senza impiantare empori stabili. L'area del promontorio del Cònero, e quindi Ancona, era il punto di congiunzione tra le due rotte.



Le rotte più antiche evitavano così ogni attraversamento di mare aperto, ed erano esclusivamente di cabotaggio, lungo le coste italiane o quelle dalmate. In quest'ultimo caso, la rotta partiva da Kòrkyra (l'odierna Corfù) e seguiva tutta l'articolatissima costa dalmata, raggiungendo la costa settentrionale dell'Adriatico per poi riscendere lungo quella occidentale.



Entrambe le rotte, quella italiana e quella dalmata, risultavano problematiche, ma per fattori diversi. La costa adriatica occidentale, da Brindisi al Cònero, era considerata dai popoli antichi sfavorevole per la navigazione a causa dell'assenza di porti naturali: Tito Livio parla di importuosa Italiae litora e Strabone definisce i litorali adriatici occidentali alímenoi (ἀλίμενοι), ossia "importuosi". La costa orientale dell'Adriatico, disseminata di ripari per le navi, presentava però un altro problema: le tante insenature naturali erano rifugio di pirati, che attaccavano puntualmente le navi di passaggio. Di pirati nell'Adriatico si hanno notizie già a partire dall'VIII secolo a.C.. Naturalmente, se esisteva la pirateria, ciò comporta che esistesse anche un traffico di navi da depredare; dal V secolo, inoltre, vennero organizzate alcune spedizioni per contrastare i pirati illirici. Tra queste, si ricordano quelle dei rodii, nell'ambito di una vera e propria guerra da corsa.



L'attraversamento dell'Adriatico in corrispondenza del Cònero era scelto perché questo promontorio si spinge verso la costa dalmata, rendendo più breve l'attraversamento del mare e assumendo anche la funzione di traguardo visivo per i navigatori provenienti da est. Nella rotta di ritorno, invece, il traguardo visivo era garantito dalla visibilità del monte Drago, sui monti Velèbiti. In questo modo il tratto di mare aperto senza visibilità della costa era ridotto al minimo. Inoltre il porto naturale di Ancona, a ridosso del Cònero, si trova a metà della costa adriatica occidentale, quasi del tutto importuosa, e dunque rappresentava l'unico luogo ove poter riparare le navi dalle onde, dalle bocche del Po sino a Brindisi.



I Greci diretti verso i fiorenti mercati della Pianura Padana, dunque, anche dopo l'epoca micenea, hanno sempre risalito l'Adriatico lungo la costa dalmata, per poi attraversare il mare tra Zara e il Cònero, raggiungendo infine gli scali padani.


Gli storici hanno provato ad elencare i porti naturali e gli empori utilizzati dai Greci lungo la rotta verso l'Adriatico settentrionale; in alcuni casi, come in quello di Ancona, l'ipotesi è suffragata da ritrovamenti archeologici e dal fatto che in epoca successiva sono stati sedi di colonie greche. Nella costa orientale adriatica essi erano: Orikos, Apollonia, Epidamnos, Vardenis (nei pressi di Scutari), Buthoe, Lissos, Epidayron, Melitta, Kòrkyra Melaina, la foce del Naron, Pharos, Issa, Elaphussa, Idassa, Enona. Seguiva poi l'attraversamento dell'Adriatico. Nella costa italiana gli empori e i ripari erano invece: Numana, Ankón, l'attuale Santa Marina di Focara, la foce della Marecchia, Spina, Adría.



La rotta occidentale fu probabilmente seguita anche dai navigatori rodii nel IX ed VIII secolo a.C., prima dell'apertura di quella orientale con attraversamento all'altezza del Cònero. Data la mancanza di porti naturali, come ripari occasionali sarebbero state utilizzate le foci dei fiumi, senza impiantare empori stabili. L'area del promontorio del Cònero, e quindi Ancona, era il punto di congiunzione tra le due rotte.(Continuazione!)



위 아드리아해 관련 어원으로부터 아드리안의 항로까지 이어지는 내용 속에는 이탈리아 남부 뿔리아 주 동쪽에 면한 아드리아해에 대한 정보 등에 대해서는 익숙한 장면이 많이 등장한다. 장차 이 자료는 바를레타서 만나는 기분 좋은 해돋이는 물론 아드리아해 관련 자료에 등장하게 될 것이다. 세상 참 좋아졌다. 우리네 삶에 다시 무슨 바람이 불지 모른다. 그저 주어진 행운을 열심히 누릴 뿐이다. 잠시 후 잠자리에 들었다가 다시 노트북에 로그인할 것이다. 그때 다시 아드리아해 수평선 위에는 해님이 얼굴을 삐죽.. 내미시겠지..!


L'alba del leggendario Mare Adriatico_Un'alba con Lei
il 02 Giugno 2022, La Disfida di Barletta in Puglia

Foto e scritto di YOOKEUN CHANG_GEOGRAFIA

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